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Sicurezza ponti e viadotti: censimento piccoli Comuni entro il 30/6

Prosegue il programma per la valutazione e il monitoraggio della sicurezza delle infrastrutture stradali, in particolare ponti, viadotti e cavalcavia. Si tratta di un’attività imponente, scandita dalla tabella di marcia contenuta nelle linee guida varate dal Mims nel 2022.

Dopo le azioni intraprese da Anas, concessionari autostradali, Regioni, Province e Città metropolitane, è ora la volta dei piccoli Comuni, che dovranno completare il censimento delle opere entro il prossimo 30 giugno.

Una nota informativa predisposta dall’ANCI nel mese di gennaio sintetizza gli adempimenti e le scadenze del programma, rammentando la cogenza delle disposizioni contenute nelle “Linee Guida Ponti”, adottate con Decreto del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (1° luglio 2022, n. 204 – GU n. 196 del 23/8/2022).

“Richiamiamo la necessità di effettuare il censimento entro i termini previsti cosi da avere un quadro puntuale della situazione – afferma il coordinatore ANCI Unioni di Comuni e sindaco di Montiglio Monferrato, Dimitri Tasso -. Se è vero che i piccoli Comuni sono interessati alla questione in modo marginale, è pur vero che non sappiamo ancora quali saranno le ricadute di questi adempimenti sui nostri territori. È importante procedere al censimento, in attesa di un confronto con la Regione e con altri enti sovraordinati per avere supporto nella fase successiva, quella delle manutenzioni”.

A questo link sono disponibili le “Istruzioni Operative per l’applicazione delle Linee Guida Ponti” predisposte dall’Agenza Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (ANSFISA).

Crollato il ponte di Ozzanello: il torrente Sporzana è esondato in più punti

La portata degli eventi atmosferici con i quali ci stiamo confrontando negli ultimi anni non da tregua al nostro patrimonio infrastrutturale che in molti casi è ben oltre il fine vita e in altri non riceve la manutenzione adeguata. Per far fronte a questa emergenza si è dovuto ripristinare la viabilità su un ponte che era stato interdetto, il che sottolinea l’emergenza del nostro Paese. PROPONTI è vicina alla Provincia di Parma ed è pronta ad offrire un aiuto concreto. Incoraggiamo tutti gli Enti ad attuare il livello 2 delle Linee Guida per i ponti 2022 quanto prima. PROPONTI esegue già dalla prima ispezione non solo la ricerca attiva dei difetti su tutti gli elementi dei manufatti ma anche i rischi connessi al territorio in cui l’opera insiste tra cui il rischio idrologico, sismico e frane.

Un ponte sul Taro, a Ozzanello nel comune di Terenzo  è parzialmente crollato a causa della piena del fiume. Sul posto, per le verifiche, i tecnici della viabilità della Provincia di Parma.

Il ponte di Ozzanello è  sul torrente Sporzana, che collega i territori di Fornovo e Terenzo. Ha ceduto il pilone perché l’onda d’acqua sovrastava il ponte nel momento di massima piena. Anche adesso ci sono onde che erodono la base del ponte.

Il torrente Sporzana è esondato in vari punti, anche in località Pianelli e nella pianura di Respiccio. 

Aperto  il ponte sullo Sporzana lungo la statale della Cisa in località Salita che era stato chiuso perché pericoloso

https://www.gazzettadiparma.it/il-mio-comune/2023/10/30/gallery/crollato-il-ponte-di-ozzanello-il-torrente-sporzana-e-esondato-in-piu-punti-741556/

Sicurezza di ponti e viadotti, il Comune affida la valutazione di 32 strutture sul territorio di Rosignano

21 Ottobre 2023 / Di Anna Cecchini Lascia un commento

Sicurezza di ponti e viadotti, il Comune affida la valutazione di 32 strutture sul territorio di Rosignano

Monitoraggio e valutazione della sicurezza di tutti i ponti presenti sul territorio comunale di Rosignano Marittimo. Come specificato nella determina 816 del 19 ottobre 2023, il Comune ha affidato l’intervento di monitoraggio di 32 ponti che ricadono nella zona di competenza dell’ente. Un percorso che, come si legge nell’atto, è legato alla normativa nazionale: D.M. n. 204/2022 del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. Tale decreto, specifica la determina, “stabilisce che gli enti proprietari delle strutture compiano le necessarie verifiche entro date stabilite. All’interno del territorio comunale risultano presenti numerose strutture, classificate come ponti che ricadono all’interno degli obblighi di verifica”.

A tal proposito, nella relazione tecnica a corredo della determina viene specificato che “sono considerati ponti o viadotti tutte le costruzioni, aventi luce complessiva superiore a 6 m, che permettono di oltrepassare una depressione del terreno o un ostacolo, sia esso un corso o uno specchio d’acqua, altro canale o via di comunicazione o una discontinuità naturale o artificiale”. 32 le infrastrutture che, sul territorio rosignanese, hanno le suddette caratteristiche e che quindi saranno sottoposte a valutazione della sicurezza (in fondo all’articolo la lista dei ponti, così come indicata nella relazione tecnica inserita nella determina, ndr).

I controlli, per una spesa di 21mila euro (Iva esclusa) sono stati affidati al costituendo Rti (raggruppamento temporaneo di imprese) composto da Alessio Pipinato & Partners Architectural engineering srl e da Poponti Srl, con sede a Rovigo.

“Verrà fatta una verifica sulle sicurezza delle strutture individuate – spiega il sindaco Daniele Donati – , se dovessero emergere lavori da fare ci occuperemo dei ponti che fanno capo all’amministrazione o segnaleremo i risultati agli altri enti a cui competono i vari ponti presenti sul nostro territorio”.

di Anna Cecchini

ANAC: parere sull’affidamento delle attività di monitoraggio di ponti e viadotti

Un parere di ANAC a seguito di un esposto di OICE riapre l’attenzione sulle collaborazioni per le attività di monitoraggio di ponti e viadotti tra enti pubblici e università.

Redazione INGENIO

ANAC si è espressa sulle attività di collaborazione tra la Provincia di Verona e le Università di Padova e Brescia (esercitate dai rispettivi Dipartimenti di competenza). 

Il parere contesta il fatto che l’incarico abbia il carattere tipico dell’interesse comune previsto dall’articolo 15 della Legge 241/1990, oltre che dell’articolo 5, comma 6, del Codice dei contratti pubblici ove prevede che un accordo concluso esclusivamente tra due o più amministrazioni aggiudicatrici non rientra nell’ambito di applicazione del codice.

L’intesa tra Provincia di Verona e Università per il monitoraggio dei ponti e dei viadotti

ANAC nella delibera 179/2023 (scaricabile in allegato),  pur condividendo una politica delle amministrazioni volta a valorizzare l’apporto collaborativo delle Università, in qualità di enti di ricerca e di conoscitori delle realtà in cui si localizzano in virtù del principio di prossimità territoriale, “non può non stigmatizzare il ricorso elusivo agli accordi tra p.a. per l’affidamento alle medesime di appalti di servizi che dovrebbero essere oggetto di procedure ad evidenza pubblica.”
E non è nuova a questi pareri. Anche recentemente è stato osservato che “la possibilità da parte della pubblica amministrazione di selezionare lo strumento degli accordi tra p.a. come modalità per il perseguimento dell’interesse pubblico sia circoscritta sia dalla tutela della concorrenza che dalla stessa ratio sottesa all’istituto. Se si
ammettesse, perciò, l’ipotesi di un accordo tra pubbliche amministrazioni che avesse ad oggetto un
determinato servizio, concretamente erogabile da un qualsiasi operatore economico, verrebbe meno non
solo la finalità di semplificazione, ma si potrebbe produrre una grave distorsione del mercato, il che non è
ammissibile in un’ottica europea in cui gli operatori economici nazionali possono partecipare alle procedure
aperte di quei Paesi che scelgono di procedere con gara” (Delibera n. 496 del 10 giugno 2020).

Su tale accordo c’era stato un esposto dell’OICE, che aveva segnalato una violazione del principio di concorrenza.

Il protocollo era stato stipulato in base all’art.15 della legge 241/1990, che prevede la possibilità di accordi tra amministrazioni se sussiste un interesse pubblico comune, da eseguire come compito principale.

Ma questi tipo di accordi – continua l’ANAC – non prevedono alcun corrispettivo a pagamento del servizio, solamente un rimborso spese.

L’ANAC ha peraltro sottolineato che, se per alcune delle attività – quella del monitoraggio dei ponti non era l’unica presente nel Protocollo d’Intesa – l’interesse pubblico era comune sia alla Provincia che alle Università, per quel che riguarda il controllo e il monitoraggio delle infrastrutture c’era interesse solo da un lato, quello della Provincia: si tratta infatti di servizi di ingegneria, non di attinenza specifica per gli obiettivi e le attività delle Università, ma di esclusiva prerogativa di professionisti tecnici quali ingegneri e architetti.

La delibera ANAC

“Il Consiglio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione nell’adunanza del 03.05.2023
DELIBERA
– la non conformità della procedura in analisi al disposto di cui agli articoli 5 comma 6, 157 comma 3 e 30 D.lgs. 50/2016, stante l’affidamento di servizi tecnici con procedure diverse da quelle previste dal codice ed in contrasto con i presupposti per la stipula degli accordi ex art. 15 L. 241/1990, nonché dei principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza.
– di trasmettere a cura dell’Ufficio Vigilanza Lavori la presente deliberazione alla Provincia di Verona invitando l’Ente alle valutazioni di competenza e a dare notizia delle stesse nel termine di 30 giorni.”

La delibera di ANAC riguarda tutti i casi di collaborazione tra enti pubblici e università ?

Ovviamente no. Il parere si riferisce all’incarico oggetto del parere stesso e leggendo il testo – in allegato – si evidenzia come le conclusioni siano strettamente connesse alle particolarità del contratto e non al possibili collaborazioni tra enti pubblici e università.

Il parere, peraltro, è emesso sulla base di un esposto e non di un atto giudiziario. Ne consegue che non è vincolante, anche se ovviamente ha un peso importante. Le conseguenze potrebbero quindi essere le più diverse, come per esempio una più corretta riformulazione dell’accordo.

L’argomento trattato è però importante, perchè oggetto di numerosi dibattiti all’interno del nostro paese, in cui università e rappresentanze della professione sono spesso schierate su fronti opposti. Il parere sarà quindi un utile riferimento per chi vorrà in seguito svolgere collaborazioni con il mondo accademico su questi fronti.

Il commento di OICE: “Questi accordi non devono eludere il ricorso al mercato, che assicura qualità ai servizi resi”

OICE, con il Direttore Generale Andrea Mascolini, così commenta la delibera dell’Anac: “Siamo particolarmente lieti che l’Autorità abbia accolto le nostre argomentazioni, entrando nel merito del contenuto dell’accordo e chiarendo che determinate attività, costituiscono servizi di ingegneria e architettura che nulla hanno a che fare con i compiti di ricerca e formazione tipici delle Università e quindi, se non di interesse comune sono da mettere sul mercato; l’escamotage di avvalersi di strutture specializzate e lavoratori esterni altro non è che un sistema di elusione dell’obbligo di gara, spesso molto usato. 
D’altro canto sul tema degli accordi collaborativi fra PP.AA. più di dieci anni fa attivammo un contenzioso a livello europeo su un caso simile che coinvolgeva un ateneo salentino e che portò alla definizione dei limiti che la stessa Anac ha utilizzato per questa vicenda e che tante volte, ci segnalano i nostri associati, vengono violati. Nessuna avversione da parte nostra verso questi accordi ma non devono servire ad eludere il ricorso al mercato che, in generale, è sempre strumento che assicura qualità dei servizi resi attraverso la candidatura di più operatori economici. E questo vale soprattutto in un campo così delicato come è quello del monitoraggio dei ponti dove le competenze dell’ingegneria organizzata e non, sono fondamentali”.


Presa da: https://www.ingenio-web.it/articoli/anac-le-attivita-di-monitoraggio-di-ponti-e-viadotti-sono-esclusiva-di-ingegneri-e-architetti/

Sicurezza strade e ponti: stanziati 50 milioni di euro

(Adnkronos) – Il tema della sicurezza di strade, viadotti e ponti italiani è tornato di attualità dopo il tragico incidente di Mestre dove un bus è precipitato da un cavalcavia causando 21 morti e 15 feriti. Ultimo di una serie di incidenti, non tutti fortunatamente di tale entità, più o meno direttamente legati alla trascuratezza della rete viaria del nostro Paese per la quale servono interventi, in taluni casi urgenti, di manutenzione, nonché la costruzione di nuove opere e infrastrutture. Un primo intervento prevede lo stanziamento di 50 milioni di euro previsti nel Decreto asset Comuni diventata legge con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 9 ottobre 2023. La cifra stanziati è destinata a interventi di messa in sicurezza e manutenzione di tratti di strada, ponti e viadotti di competenza dei piccoli Comuni italiani. Il fondo da 50 milioni complessivi è previsto in tre quote annuali: 18 milioni per il 2023, 20 milioni per il 2024, 12 milioni per il 2025. 

Per l’attuazione del fondo da 50 milioni di euro si dovrà attendere l’apposito decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che stabilirà requisiti, importi massimi e modalità di accesso ai fondi sulla base della popolazione dei singoli Comuni. Rientrano nel fondo anche le spese eventualmente sostenute per la progettazione. Successivamente al decreto del MIT, i Comuni interessati avranno 15 giorni per presentare istanza per accedere al fondo. Nei 15 giorni successivi sarà approvata la graduatoria degli interventi ammessi al fondo e l’elenco degl interventi per i quali viene concesso il finanziamento. I Comuni selezionati per accedere al finanziamento, quindi, avranno 90 giorni di tempo per stipulare i contratti relativi ai lavori che rientrano nel finanziamento stesso, pena revoca del finanziamento stesso. I lavori dovranno concludersi entro i successivi 120 giorni. 16 ottobre 2023

https://notizie.tiscali.it/economia/articoli/sicurezza-strade-ponti-stanziati-50-milioni-euro-00001/?chn

Dalla Cina agli Usa i ponti più lunghi del mondo

l più lungo? Il ponte cinese di 168 chilometri che collega Pechino a Shangai

I ponti più lunghi del mondo - foto 1

I ponti collegano tra loro diverse città, persone, beni e servizi, addirittura mondi diversi e, tuttavia, non sempre ricevono il giusto riconoscimento. 

Ecco alcuni ponti eccezionalmente lunghi, dalla Cina alla Spagna, passando per la Corea del Sud o il Portogallo.

Cina, il ponte più lungo – Cominciamo questa lista, stilata da Civitatis specializzata in visite guidate, escursioni e attività in italiano nelle principali destinazioni del globo, dal ponte più lungo in assoluto. Ufficialmente denominato Danyang Grand Bridge – Kunshan è a tutti gli effetti il ponte più grande del mondo: con i suoi 164.8 chilometri, ospita uno dei collegamenti ferroviari più importanti della Cina, la linea ad alta velocità tra Pechino e Shanghai.A seguito dell’inaugurazione il 30 giugno 2011, rientra a pieni meriti nel Guinness dei Primati come il ponte più lungo del mondo. Senza dubbio, si tratta di un’opera davvero stupefacente, che si erge maestosa a trenta metri d’altezza e alla cui costruzione hanno contribuito oltre 10000 persone. Se mai avrete il privilegio di viaggiare in un treno ad alta velocità su questo ponte, scoprirete un paesaggio dalla bellezza struggente, tra dolci pianure, placidi laghi, sinuosi fiumi e risaie che si estendono a perdita d’occhio.

Ponte di Incheon, Corea del Sud – Un altro capolavoro dell’ingegneria civile asiatica è il Grande Ponte di Incheon, il più lungo della Corea del Sud, che collega l’isola di Yeongjong con la terraferma della penisola coreana, costituendo così una risorsa davvero indispensabile. Una volta raggiunta la capitale sudcoreana, vi ritroverete all’Aeroporto Internazionale di Incheon. Tutti i mezzi di trasporto che collegano il terminal alla città passano proprio per il Grande Ponte di Incheon.

Il Vasco da Gama in Portogallo – L’Europa non è da meno in quanto a ponti di notevoli dimensioni, oltre che indubbiamente suggestivi. Infatti, uno dei più lunghi del Vecchio Continente è lo spettacolare Ponte Vasco da Gama. Situato sull’estuario del fiume Tago, accanto all’incantevole Lisbona, rappresenta un autentico simbolo del Portogallo. Prima della sua costruzione, avvenuta tra il 1995 e il 1998, i trasporti nella Regione di Lisbona avevano grandi difficoltà ad attraversare il fiume Tago. Il nome è un omaggio al navigatore portoghese Vasco da Gama.

Ponte sullo Stretto di Mackinac, Usa – Tra i laghi Michigan e Huron, nel nord degli Stati Uniti, esiste un’ampia autostrada che preserva l’integrità di queste meraviglie naturali. Si tratta del ponte sullo stretto di Mackinac, che collega le penisole inferiore e superiore nella regione dei Grandi Laghi. Oltre ad essere uno dei ponti più lunghi del mondo, la rotta dello Stretto di Mackinac è anche un’icona dell’ingegneria statunitense. Naturalmente, anche in questo caso le dimensioni sono degne di nota, essendo lungo 8038 metri, largo 20.7 e alto 168.

Ponte Oland, Svezia – Se state viaggiando nei pressi della Svezia non potete perdervi uno dei ponti più spettacolari del mondo. Si tratta dell’Ölandsbron, che collega la penisola scandinava con l’isola di Öland. Durante quasi cinque anni di edificazione, con un costo totale di ottanta milioni di corone svedesi, sono stati impiegati quasi 100000 metri cubici di calcestruzzo. Attraversare il Mar Baltico passando sul Ponte Oland è un vero e proprio spettacolo: vi sembrerà di galleggiare sull’acqua, provando una sensazione unica.

Ponte della Costituzione, Spagna – Tra i ponti più lunghi del mondo, non poteva mancare un miracolo dell’ingegneria spagnola. Stiamo parlando, naturalmente, del Ponte della Costituzione del 1812, un collegamento indispensabile nella baia di Cadice. Si tratta di uno dei più moderni della lista, in quanto è stato inaugurato nel 2015. Inoltre, è uno dei ponti strallati più belli dell’Andalusia. Navigando per la baia di Cadice, potrete ammirare il ponte sotto diverse luci, carpendone gli affascinanti dettagli che lo caratterizzano. In più, questa zona del sud della Spagna vanta numerose ore di luce all’anno, ragion per cui è molto probabile che potrete contemplare nitidamente il grande Ponte de La Pepa, che rende omaggio alla Costituzione spagnola del 1812.

https://www.tgcom24.mediaset.it/viaggi/mondo/i-ponti-piu-lunghi-del-mondo_69155555-202302k.shtml

Si rompe la balaustra durante l’escursione, bambino precipita giù dal ponte: è in gravi condizioni

Il 13enne è precipitato da un ponte durante un’escursione con un gruppo scout toscano, nella zona del Pratomagno: è ricoverato in gravi condizioni

Un ragazzino di 13 anni è precipitato da un ponte in seguito al cedimento di una balaustra, durante un’escursione con un gruppo scout fiorentino. Immediato il ricovero nel capoluogo, dove il minorenne si trova in gravi condizioni.

L’escursione con il gruppo scout

Il drammatico episodio è avvenuto nella giornata di ieri, sabato primo luglio, nel comune di Castelfranco Piandiscò, nella provincia di Arezzo, in Toscana.

Secondo le ricostruzioni fin qui giunte, poco prima delle 17 di pomeriggio un ragazzino di 13 anni, residente nel Fiorentino e impegnato in un’escursione con un gruppo scout, come riporta La Nazione, è improvvisamente caduto da un ponte.

Si rompe la balaustra durante l’escursione, bambino precipita giù dal ponte: è in gravi condizioni

Pare che il minorenne fosse appoggiato a uno dei parapetti in legno della struttura, la quale ha ceduto, facendo poi volare di sotto il 13enne. L’incidente è accaduto in località Ponte di Annibale, un ponte romano sul torrente Resco.

L’arrivo dei soccorsi

Immediatamente sono stati avvisati i soccorsi: sul posto sono giunte l’automedica del Valdarno, l’ambulanza della Misericordia di Castelfranco, i vigili del fuoco di Montevarchi, i Carabinieri della compagnia di San Giovanni e della stazione di Castelfranco e il soccorso alpino e speleologico toscano(Sast).

Sono stati i vigili del fuoco a recuperare il ragazzino, grazie all’ausilio di un verricello con il quale è stato possibile recuperarlo, considerando il volo di oltre cinque metri compiuto dal giovane, che è stato poi affidato alle cure dello staff sanitario del 118.

Il ragazzo è stato inizialmente curato sul Pegaso 1, uno dei tre elicotteri di soccorso della Regione Toscana, dopodiché è stato trasportato in ospedale.

Il ricovero e le indagini

Il 13enne è quindi stato trasferito in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale universitario pediatrico “Meyer” di Firenze, dove sarebbe ricoverato con numerose fratture, in condizioni gravi ma stabili.

I carabinieri giunti sul posto hanno invece iniziato i rilievi necessari al caso, utili per recuperare tutte le informazioni necessarie per risalire alle ragioni che hanno portato al cedimento della balaustra.

Nel frattempo, il “ponte di Annibale”, ufficialmente chiamato “ponte del Cova” è stato posto sotto sequestro per le indagini. Bisognerà capire se quanto accaduto sia stato frutto di una casualità, o se è possibile che qualcuno sia responsabile per la scarsa manutenzione di un ponte dalla struttura risalente all’epoca romana, ricostruita nel Cinquecento per consentire il passaggio degli animali da soma da Pian di Scò alla.

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https://notizie.virgilio.it/si-rompe-la-balaustra-durante-l-escursione-bambino-precipita-giu-dal-ponte-e-in-gravi-condizioni-1574940

A lato del ponte si subito radunata una folla di curiosi e di gente del posto, pronta a dare una mano. Dopo i primi rilievi, i carabinieri hanno disposto il sequestro dell’antico manufatto, sia per evitare altri incidenti, sia per accertare eventuali responsabilità. A quanto risultato per ora, nessuno aveva mai dato l’allarme sulla pericolosità della balaustra e sulla possibilità che cedesse. Toccherà probabilmente ai periti verificare lo stato di manutenzione della struttura ed eventuali trascuratezze nel garantire la sicurezza del ponte. Le indagini sono coordinate dal Pm di turno alla procura di Arezzo, Emanuela Greco.

https://corrierefiorentino.corriere.it/notizie/cronaca/23_luglio_02/caduto-dal-ponte-di-annibale-a-piandisco-in-rianimazione-il-13enne-f3592a93-1117-4223-9bad-920965e46xlk.shtml?refresh_ce

Webuild inaugura il ponte di Braila in Romania: il secondo ponte sospeso più lungo d’Europa

Garantiti trasporti più rapidi per 7mila veicoli al giorno. Finanziato dai fondi strutturali europei con 363 milioni

2′ di lettura

Conto alla rovescia per l’apertura del ponte di Braila in Romania, il secondo ponte sospeso più lungo dell’Europa continentale, finanziato dall’Unione europea con 363 milioni della politica di coesione e realizzato da Webuild (ex Salini Impregilo) in una joint venture internazionale. Il ponte sul Danubio rappresenta un nuovo successo dell’ingegneria e del talento italiani nel mondo. Sono stati ultimati in questi giorni i collaudi dell’opera, che hanno testato la sua tenuta con prove di carico statiche e dinamiche in vista dell’imminente inaugurazione.

Ultimi collaudi

Per alcuni giorni, sull’impalcato del ponte sono stati posizionati fino a 60 Tir del peso totale di 2.400 tonnellate (pari al peso medio di circa 400 elefanti) che hanno “messo alla prova” la sua struttura; a seguire, 2 camion hanno poi percorso l’intero ponte a una velocità massima di 80 chilometri orari, per testarne le vibrazioni. Gli effetti dei test sulla struttura del ponte sono stati monitorati in tempo reale anche mediante l’impiego di strumenti di rilevamento ad alta precisione.

Il ponte di Braila è della stessa tipologia – ponte sospeso – del Ponte sullo Stretto di Messina, rispetto al quale è grande oltre la metà. Il ponte sospeso sul Danubio ha una campata centrale di 1.120 metri, è lungo 1.975 metri ed è dotato di 4 corsie di marcia, con corsie di emergenza e piste ciclabili e pedonali. Frutto di un progetto estremamente sfidante ed innovativo, il ponte di Braila è realizzato da Webuild in collaborazione con il socio giapponese IHI Infrastructure Systems Co. Ltd., e collegale due sponde del Danubio nell’area di Galati-Braila, garantendo tempi di attraversamento del fiume più rapidi per i circa 7mila veicoli al giorno che oggi hanno come unica possibilità lo spostamento in traghetto.

Opera rilevante

Un’opera rilevante, che negli ultimi due anni di lavorazione ha visto completarsi lavorazioni complesse, oltre che scenografiche. A inizio dello scorso anno, è stato ultimato l’assemblaggio dei due cavi portanti, generati dall’intreccio di oltre 18mila fili di acciaio, del peso complessivo di 6.775 tonnellate. La scorsa estate è stata completata una delle fasi più sfidanti per la costruzione dell’opera, il montaggio dell’impalcato in acciaio del ponte, lo “steel deck”.

Oltre 250 operai e tecnici specializzati sono stati impegnati per installare gli 86 segmenti che compongono l’impalcato, di peso medio pari a 260 tonnellate ciascuno, per il cui montaggio è stata studiata una specifica modalità di varo e posa in opera. Webuild vanta la realizzazione di oltre mille chilometri di ponti e viadotti, l’equivalente di un unico grande ponte in grado di collegare Berlino e Parigi. Tra le tante opere realizzate, si annoverano veri e propri simboli della capacità innovativa del gruppo, come il Ponte Genova San Giorgio in Italia, sfida ingegneristica completata in poco più di un anno dopo il crollo del ponte Morandi, e l’iconico Terzo Ponte sul Bosforo in Turchia.

https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/AEFUUxxD

L’Italia frana: 2000 ponti a rischio crollo, nel Lazio sono 23

L’Italia frana, sono a rischio crollo 1.900 ponti. Non sarebbe meglio salvaguardare le strutture che abbiamo che pensare al “Ponte sullo Stretto”?

Settimo Martinello, ingegnere strutturista e direttore della più grande azienda italiana che si occupa di ispezione di ponti, la 4 Emme di Bolzano, società che tiene d’occhio circa 80 mila tratti stradali in Italia, un anno dopo il crollo di Ponte Morandi, disse ad Agi“I ponti italiani non sono a rischio crollo, ma se non si interviene, crolleranno. Andranno giù tutti”.

Quando è venuto giù il Ponte Morandi a Genova, per scarsa manutenzione, trascinando con se 43 vittime nel viadotto Polcevera, il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha introdotto regole più severe e chiare per assicurare l’ispezione frequente dei ponti il loro mantenimento in sicurezza.  Ci si è chiesto quanti altri ponti si trovassero nelle condizioni di precarietà che sono state la causa del crollo di quello di Genova.

Secondo i dati di uno studio condotto da Carlo Castiglioni e Alessandro Menghini

del Politecnico di Milano, presentato nel 2021, ci sono almeno 1.900 ponti in Italia, su 61.000, ad altissimo rischio strutturale, nella regione Lazio, come denunciato da un articolo del Tempo già nel 2018, ci sono almeno 23 ponti a richio crollo. Più del 50% ha un’età superiore ai 50 anni, contro una media nei Paesi del G7 che si attesta fra i 20 e i 30 anni. Forse è il caso di monitorarli e di rimetterli in sesto, che dite?

I ponti a rischio crollo, conosciamo ancora del tutto i dati

Di fatto non è vero che sappiamo il numero esatto dei ponti, dei viadotti e delle gallerie in Italia, perché ancora non è attivo il catasto delle strade. Quindi non è possibile sapere quante di queste infrastrutture abbiano raggiunto livelli preoccupanti di degrado. 

Per ora, come dicevo, sono sotto monitoraggio appena 61.000 strutture, usando vecchi sistemi di misurazione. Nonostante questo, i controlli statici al riguardo sono allarmanti. Delle altre migliaia di strutture non sappiamo niente. Ogni tanto viene denunciato un pericoloso degrado su una di esse, tramite foto o denunce che appaiono sui social network. Quello che arriva dalla direzione dell’Anas o dalle amministrazioni locali, non lo sappiamo. E non sappiamo quasi nulla riguardo agli edifici pubblici, alle scuole, ai palazzi.

Un Paese a rischio idrogeologico e sismico

La situazione dei ponti è solo uno degli aspetti. Al degrado inevitabile delle infrastrutture nel corso del tempo, si sommano i rischi idrogeologici e sismici che, da Nord a Sud, permangono nell’intero Paese.

Dati alla mano, l’Italia è fra gli Stati europei maggiormente interessati da alluvioni, erosioni e frane, con oltre 8 milioni di persone che abitano in aree ad alta pericolosità.

Secondo il Rapporto Dissesto Idrogeologico in Italia 2021 (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): rispetto agli Stati membri della UE, l’Italia detiene il primato di territorio urbanizzato (il 7,65% a fronte di una media europea del 4,3%), con oltre 9 comuni su 10 (91,1%) catalogati a rischio idrogeologico.

Nel 2021 sono stati censiti 1.300.000 abitanti che vivono in zone a rischio frane. Più in dettaglio, negli ultimi quindici anni l’82,8% delle frane censite in Europa riguardava l’ Italia.

Il 70% del territorio italiano è ad alto rischio sismico, il più alto tra i Paesi europei, proprio per la sua particolare posizione geografica tra la zolla africana e quella euroasiatica e per la presenza di faglie e strutture sismogenetiche attive.

Infine giova sapere che la Sicilia si sta allontanando dalla Calabria di un centimetro ogni anno. La cosa potrebbe non interferire con la stabilità del ponte che si vorrebbe costruire sullo stretto, almeno per i primi 200-300 anni, ma chi può dire con cognizione di causa cosa accadrebbe con un terremoto della stessa magnitudo (7,1 MW) di quello di Messina del 1908?

I dati raccolti dall’Archivio informatico: un lago rispetto a un oceano!

Per raccogliere e organizzare tutti i dati dei ponti è stato creato l’Ainop, archivio informatico delle opere pubbliche, gestito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In sostanza si tratta di un grande database. Chi ha la responsabilità di strade e ponti, per esempio le amministrazioni o i concessionari autostradali, invia dati all’Ainop, sia quelli dei progetti originali, degli interventi e delle modifiche fatte negli anni. Soprattutto vengono inviati gli esiti delle ispezioni. All’Ainop lavorano funzionari, tecnici, sviluppatori: insomma un ufficio considerato all’avanguardia in Europa.

Ad oggi, più o meno, nel database sono inserite 198.395 opere, di cui 15.897 ponti stradali, e 270.083 ispezioni. “Non è un oceano, è un lago”, dice con un’efficace metafora Mario Nobile, direttore generale dei sistemi informativi e statistici del ministero. Nemmeno all’Ainop sanno quando finirà il censimento di ponti e strade, semplicemente perché non si sa quanti siano esattamente in totale. Per diventare un oceano, il lago deve essere alimentato dalle amministrazioni comunali responsabili di quelle strutture.

Le analisi dei dati: tempi lunghi e costi elevati, intanto l’Italia frana e i ponti sono a rischio crollo

Nell’agosto del 2018 Il Tempo pubblicò un grido di allarme: “Mettendo insieme gli studi, i dossier, le analisi di architetti, ingegneri, ricercatori universitari, le mappature e gli esposti alle prefetture e alle procure di mezza Italia, oltre alle osservazioni delle associazioni dei consumatori (su tutte il Codacons) vien fuori un dato choc: in Italia – come peraltro confermato anche da una nota del Cnr – dai 10 ai 12mila ponti andrebbero subito controllati e revisionati. I parametri per un intervento rapido si basano essenzialmente sull’età delle strutture e sui lavori richiesti o annunciati.”

Seguiva una mappatura di cavalcavia, viadotti e ponti sparsi un po’ dappertutto in Italia e che necessiterebbero di una sostanziale revisione. ristrutturazione.

Per capire se un ponte è stabile, sostiene l’ingegnere Antonio Occhiuzzi, a capo della Direzione di Tecnica delle Costruzioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, “occorre compiere un’operazione lunga, complessa e costosa, si tratta di dividere la capacità di resistere del ponte per la domanda di resistenza“. In altre parole si deve considerare l’età del ponte, come è stato costruito, con quali tecnologie e con che qualità dei materiali, il volume del traffico che deve sostenere, infine fare le analisi di laboratorio necessarie. È abbastanza evidente che ci vorrebbe troppo tempo e molto denaro.

Il lavoro di manutenzione non porta voti

Questo meticoloso lavoro di controllo e manutenzione comporta solo svantaggi per la politica e nessun vantaggio. Parlare invece di un Ponte sullo Stretto smuove interessi, opportunità di guadagno e di lavoro, porta immagine e voti. 

Ancorché sia di difficile realizzazione, e quasi certamente inutile sia per i pendolari che per i turisti, che continuerebbero a preferire il traghetto e l’aereo per arrivare nelle rispettive città siciliane e calabresi, che distano comunque sempre diversi chilometri dalle entrate e uscite del ponte stesso.

“Lo stesso Coordinatore tecnico-scientifico del progetto, prof. Remo Calzona, aveva ammesso che, a fronte delle numerosissime edizioni di un progetto infinito, la sua versione esecutiva, quella cruciale per dimostrare la reale fattibilità dell’opera, non era mai stata redatta perché avrebbe provato l’esatto contrario della fattibilità, ovvero che il Ponte non si può fare.” (Alberto Ziparo e Angelo M. Cirasino, strisciaroissa.it 24.11.2022)

Mentre l’Italia frana si cercano dati per poter prevenire i disastri

I tecnici di Ainop hanno sviluppato diversi modi per utilizzare al meglio i dati già a disposizione. Mario Nobile spiega che è stato firmato un protocollo di intesa con l’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e con Enea, ente che si occupa dello sviluppo energetico e di tutela dell’ambiente, per incrociare dati come le carte sismiche, il rischio idrogeologico legato a frane e alluvioni, il catasto terreni. “In questo modo inseriamo ogni ponte in un contesto geomorfologico”, dice Nobile. “Potremo integrare anche sistemi di allerta meteo. A quel punto sapremo con precisione quando è meglio chiudere un ponte perché a rischio e quando invece non chiuderlo, evitando allarmismo e chiusure ingiustificate. Il valore del nostro lavoro non è raccogliere i dati o custodirli, ma usarli”.

Un’altra funzione interessante riguarda un sistema di allerta basato su diversi indicatori come l’età delle opere, i materiali utilizzati, il progetto. Se si osservano danni comuni ad alcuni ponti costruiti negli stessi anni e con la stessa tecnica costruttiva, si può decidere di controllare tutti i ponti che hanno quelle caratteristiche. Prima della creazione di Ainop, non era possibile farlo.

L’obiettivo è prevenire danni più gravi. “Il processo di decadimento dei ponti è complesso perché non è graduale: può rallentare o accelerare improvvisamente”, spiega Settimo Martinello della 4Emme. “Se si interviene presto si può allungare la vita dei ponti anche di 20 o 30 anni con una spesa contenuta, se invece si arriva in ritardo c’è il rischio di dover chiudere il ponte e spendere molti soldi per renderlo sicuro, o nei casi peggiori demolirlo. Per questo è molto importante che i comuni, anche i più piccoli, sappiano come sono messe le loro opere”.

Rischio frana o crollo ponti, lo scoglio sono i ritardi della burocrazia

Rispetto a quando è crollato il Ponte Morandi qualcosa sta cambiando. Il ministero delle Infrastrutture ha pubblicato le Linee Guida di tutte quelle che sono le attività di ispezione, di verifica e di collaudo dei ponti stradali.

Alle Linee Guida, necessarie per impostare le Ispezioni e le valutazioni statiche, nel 2022 si è aggiunto il Manuale per la valutazione dei ponti edito dal Cias (Centro Internazionale di Aggiornamento Sperimentale-Scientifico). Le Amministrazioni locali hanno gli strumenti fondamentali per una corretta gestione delle infrastrutture. Il problema ora è se sanno usare questi strumenti.

Solo una minoranza delle pubbliche amministrazioni ha adottato le linee guida governative. Ma questo non significa che poi si facciano davvero le ispezioni.

Sono 101 province e 8.000 comuni che dovrebbero trasferire i dati sullo stato delle opere all’Ainop, ad Autostrade all’Anas. Chi non lo fa perde le risorse economiche che sono state assegnate ai Comuni per queste attività, derivanti in gran parte da fondi europei. 

Ad oggi sembra si siano eseguiti controlli sul 30% dei ponti. Però rispetto al 4-5% di anni fa è già qualcosa. Non intervenire significa aumentare l’insicurezza di queste strutture, aumentare il rischio di crolli e perdere la possibilità di avere finanziamenti per effettuare i lavori. Come sempre il vero scoglio, alla fine, sono le amministrazioni pubbliche.

Un ponte, costruito solo 9 anni, fa è crollato in Calabria

Alcuni giorni fa, il 3 maggio, il viadotto Longobucco, in provincia di Cosenza, è crollato un’ora dopo che era stato chiuso al traffico per una frana. Il sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo: “Abbiamo rischiato una tragedia come il Morandi”, l’opera era stata costruita con fondi regionali solo 9 anni fa. La Procura ha aperto un’inchiesta.

A cedere è stato uno dei piloni, ma all’attenzione della procura di Castrovillari, che ha aperto un’inchiesta, ci sono, più in generale, anche i lavori sulla statale di collegamento tra l’entroterra e la costa. Cantierizzata negli Anni 90, non è mai stata ultimata.

Se questa è l’Italia e il degrado si somma alla fragilità del territorio quando non anche alle speculazioni della criminalità organizzata, ditemi, non sarebbe il caso di mettere in sicurezza quello che c’è, anzi realizzare le infrastrutture dove non ci sono e migliorare quelle fatiscenti, invece di pensare ad altre “cattedrali nel deserto”?

https://www.romait.it/litalia-frana-2000-ponti-a-rischio-crollo-nel-lazio-sono-23.html

L’ennesima tragedia sfiorata

Il 03 Maggio 2023, dopo soli 9 anni dall’apertura al traffico, in occasione della piena del fiume Trionto ingrossato dalle piogge incessanti di questi giorni è crollato un pilone su cui poggiava parte del viadotto Ortiano 2, interrompendo la SS177 che collega Mirto Crosia a Longobucco nella Provincia di Cosenza. Quali sono state le cause che hanno portato al crollo del ponte? Vedremo. Intanto si consuma l’ennesima tragedia sfiorata nel nostro Stivale, che in quanto a ponti crollati ne ha le scarpe piene.

https://www.corriere.it/caffe-gramellini/23_maggio_05/viadotto-e23f0024-eacb-11ed-8b0b-6cde02623b65.shtml